Nel Meme del calcio, ballando con le stelle nel contesto anti-globalizzazione in T shirt.
Se nel mondo moderno in traiettoria comune in comunicazione esiste il “non sò come o cosa, l’importante è che se ne parli”.
Il calcio
ultimamente nella sua “bolla” è in una crisi profonda nella sua espressione
geopolitica/sportiva globale. Stadi semivuoti, disattenzione popolare, calo dell’audience
pur se sostenuta anche indirettamente dai mass media, mentre nei sondaggi di
valutazione lascia il tempo che trova. Tuttavia, sotto forti pressioni, esiste
ancora un mercato per valutazioni fraudolente, in questa fase di transizione dell’attenzione nel passaggio ad una comunicazione di massa via social, dove si
misurano con sufficiente certezza di trasparenza i contatti.
Il calcio, (le squadre) nella loro prospettiva attivano i loro
giocatori con acquisti, per curriculum che hanno maturato, giochi nei giochi
complessi che superano ben oltre le capacità fisiche per divenire strategiche.
La sponsorizzazione è già per sé materia economicamente ostica e controversa nella
sua ambiguità e profonda strategia.
Questo infuriare degli elementi, in cui siamo stati
trascinati in modo avvincente, potrebbe
non spiegare adeguatamente come circola il contenuto attraverso la cultura
partecipativa del calcio; dalla Divinazione
del San Diego Maradona, alla scomparsa del sogno Italiano Paolo Rossi, agli
avvenimenti razziali di Parigi tra la squadra Francese e quella Turca che hanno
espulso il giudice di gara Rumeno, alla ultima questione del
calciatore francese Antoine Griezmann che sta terminando il suo contratto di
sponsorizzazione con Huawei (chip Intel e NVIDIA), per le accuse secondo cui la super star cinese delle telecomunicazioni sembra essere
coinvolta nello sviluppo di un software di riconoscimento facciale che sopprime
gli uiguri nello Xinjiang, come fosse l'applicazione delle metafore con
l'effetto di nascondere ciò che non rientra nel regno della metafora.
La questione Uiguri è emersa da tempo, tanto da allertare il
Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale
e aprire una pagina discussione su wiki (n.d.r.controllare sempre le traduzioni automatiche)
In termini calcistici, in “campo” ci sono interessi e
prospettive che coinvolgono l’occidente e l’oriente giudice di gara l’ONU;
sempre se non succede quanto è avvenuto tra il PSG e Istambul Basaksehir, (nel coperchio di Libero la notizia).
La questione raziale, etnica è forse la prima delle più grandi fragilità universali dell’umanità intera, per la quale prima o poi dovremo avere il coraggio della nostra intelligenza, cultura, sapere, di affrontare, coscienti di ciò che stiamo parlando valutando anche le prospettive di base verso le future esplorazioni spaziali, per il momento non siamo all’altezza di metterci tutti d’accordo su un problema che riguarda tutti,
"Pensare bene prima di entrare in un negozio di porcellane a gamba tesa come un elefante e romperle tutte", ma questa è solo la punta dell’iceberg in un piccolo mondo sospeso nell’universo, augurandoci al tempo del Coronavirus di non dover convivere solo con i nostri colpi di tosse. Un pentolone in cui i coperchi del “silente ignorar nell’ignorar silente”, ci ritroviamo tifosi in un susseguirsi di nazionalismi in cui politicamente ne si attribuisce l’origine, in Italia, in Cina, nei paesi arabi, in africa, ognuno ne rivendica il primato, forse è come dire che la ruota l’ho inventata “io” (il brevetto della ruota esiste già…, ora aspettiamo il brevetto del pallone…).