Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

giovedì 10 marzo 2011

Linkiesta ricostruisce in esclusiva il contenuto degli esposti. Il presidente Loris Zaffra, già coinvolto in Tangentopoli e nominato da Roberto Formigoni nel 2008,

Dopo il Trivulzio arriva l’Affittopoli dell’Aler

Paola Bacchiddu
I primi esposti risalgono al 2009. Oggi, sull’onda dello scandalo del Trivulzio, potrebbe aprirsi un nuovo fronte: quello delle case popolari Aler. L’ente regionale gestisce oltre il 60% delle case popolari lombarde (105.000 su 170.000). Un patrimonio immobiliare esposto, secondo ripetute denunce, alla “discrezionalità” dei politici, e a casi di aperta corruzione. Linkiesta ricostruisce in esclusiva il contenuto degli esposti. Il presidente Loris Zaffra, già coinvolto in Tangentopoli e nominato da Roberto Formigoni nel 2008, annuncia che giovedì renderà pubblica la lista dei residenti. Ma forse è troppo tardi. Il pm di Milano Romanelli, intanto, annuncia l’apertura di un fascicolo.
Roberto Formigoni
Roberto Formigoni (Afp)
Dopo il Pio Albergo Trivulzio e il Policlinico di Milano adesso sembra essere nell’occhio del ciclone anche l’Aler, l’azienda lombarda di edilizia residenziale che assegna le case popolari.
Diversi esposti sono stati inoltrati alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Nel primo documento, in possesso de Linkiesta e datato 30 novembre 2009, si fa riferimento a denunce da parte di un dipendente dell’Aler e di un ex-ispettore comunale sul «meccanismo di discrezionalità con cui vengono assegnate le case popolari a Milano». Gli stessi soggetti parlano di «una serie infinita di truffe messe in essere da dirigenti dell’Aler attualmente in carica che utilizzano materiali e personale Aler per ristrutturazioni di appartamenti di dirigenti Aler e consiglieri comunali».
Il funzionario che ha parlato denuncia che nel breve periodo di tempo in cui ha lavorato all’Aler come addetto alle occupazioni abusive, nel 2000, «era cosa nota la presenza di infiltrazioni di soggetti criminali che sostavano nelle code che si formavano negli uffici che assegnavano le case popolari, i quali abbordavano i ‘clienti’, offrendogli gli alloggi in cambio di denaro». Tanto che «la voce circolava in tutti gli uffici». Quando l’ex dipendente riferisce la cosa al suo diretto dirigente Claudio Bisi, la reazione – si legge nelle carte – «Fu quella di invitarlo a farsi i fatti suoi», relegandolo «da subito a compiti di scarso rilievo, tanto che le sue proteste lo portarono a fare una denuncia per mobbing nei confronti del Comune di Milano».
Alla prima testimonianza si aggiunge quella di un secondo dipendente Aler. Questi spiega che «dopo anni che aveva fatto domanda per l’assegnazione della casa popolare a cui il comune aveva risposto sempre in maniera negativa era riuscito nel dicembre del 2007 a ottenerla. Nel novembre del 2007 si era accorto che presso l’ufficio contratti del comune di Milano stavano assegnando alloggi a cittadini che erano in graduatoria al novecentocinquantesimo posto, mentre lui che era al cinquecentosessantatreesimo era scavalcato da queste persone». Lo stesso giorno il dipendente si reca in via Pirelli 39 (sede del Settore Assegnazione Alloggi ), molto adirato, chiedendo spiegazioni sul perché di questi contratti e «ottiene il giorno stesso, a causa delle sue proteste, l’assegnazione immediata della sua attuale abitazione».
Il dipendente, che ha lavorato per anni presso l’ufficio anti-abusivismo del Comune, riferisce che «i sindacati si sono spartiti all’interno dell’Aler i tre punti chiave nella gestione degli immobili di proprietà del comune ed esattamente, la Uil all’ufficio anti-abusivismo, la Cisl all’ispettorato di quartiere e la Cgil al centro manutenzioni immobili». Non solo. Sottolinea anche che «tutti i dirigenti Aler, nonché i vertici del comune di Milano sono a conoscenza da anni della presenza di organizzazioni criminali che all’interno di numerosi quartieri di Milano vendono dietro compenso di denaro gli appartamenti popolari». Sempre a suo avviso «Nell’Aler c’è il divieto totale di parlare di tutto questo».
Anzi. «In via Vespri Siciliani 71 a Milano, una famiglia di pregiudicati calabresi ha il controllo e quindi la vendita di centinaia di appartamenti di proprietà del comune, come in via Salomone, via Ceva, tutto il quartiere ponte Lambro è in mano alla criminalità organizzata» e «almeno dal 1995 la cosa è nota, anzi, notissima sia all’Aler che al comune di Milano». La fonte elenca anche i nomi dei dirigenti che sono a conoscenza della cosa. Aggiunge che «dal 2004 l’Aler, sotto il periodo natalizio, acquista tonnellate di panettoni, pandori, casse di vino che vengono regalate a funzionari e agenti di Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani di ogni Commissariato di Milano utilizzando per queste consegne che durano anche un mese gli ispettori dell’ufficio anti-abusivismo che su furgoni Aler consegnano i pacchi regalo».
In realtà, all’Aler, pare non vi siano neanche i soldi per comperare le penne. Ma nelle carte c’è anche un’altra denuncia. Secondo il dipendente «con la complicità di numerosi dirigenti Aler vi è la sistematica abitudine di eseguire lavori di ristrutturazione all’interno di case private di dirigenti Aler, Assessori del comune di Milano e consiglieri comunali utilizzando materiali di proprietà dell’Aler e facendo eseguire tali lavori da dipendenti Aler». Come si giustificherebbe questa fuoriuscita di materiali e manodopera di proprietà Aler? «Vengono falsificate sitematicamente le bolle dei lavori eseguiti negli stabili del comune di Milano, addebitandone così i costi ripartendoli ai vari amministratori dei singoli stabili che provvederanno a scaricarli come spese ai vari inquilini».
In un secondo esposto alla Procura e datato 19 marzo 2010 si denunciano invece «presunte tangenti, nonché mancate indizioni di gare d’appalto per servizi di pulizie in condomini Aler». A effettuare la segnalazione, un professionista che ha partecipato a bandi e gare d’appalto per l’Aler per parecchi anni. Questi riferisce che «è prassi consolidata sin dal 1991 che le aziende che partecipino a bandi indetti dall’Aler paghino una tangente del vaolre del 5 per cento dell’importo dell’appalto aggiudicatosi all’attuale direttore generale Domenico Ippolito, che presumo anche sia lui stesso il collettore delle tangenti che presumibilmente distribuisce ad altri soggetti».
L’informatore suggerisce di «verificare lo stato patrimoniale del direttore generale dell’Aler» e cita anche l’azienda di pulizie di Milano Ferco srl che «ha sempre pagato il 5 per cento di tangente a Ippolito». Sempre secondo la sua testimonianza «viene riferito di un bando ad hoc creato appositamente per l’unica azienda (R.R.S. srl, sede legale a Buccinasco) che da 20 anni si occupa degli sloggi degli occupanti abusivi, che addirittura non avendo concorrenti, applica all’Aler il 40 per cento in più del valore di mercato del suo servizio».
Il professionista parla anche di mancati bandi pubblici per l’assegnazione degli appalti.
«Dal primo ottobre 2009, è stato assegnato ad amministratori, frazionando un appalto per diversi milioni di euro per la manutenzione verde in stabili Aler e per la pulizia e smaltimento rifiuti in stabili Aler, della provincia di Milano, evitando di fatto di indire un bando pubblico, commettendo il reato di abuso di ufficio per frazionamento gara di appalto. Questo documento è stato firmato da Domenico Ippolito, Marco Osnato (genero di Romano La Russa, consigliere comunale pdl, direttore area gestionale Aler ed ex membro del Comitato scientifico per la Sicurezza urbana e la polizia locale ), il geometra Serati, nonostante ci fosse parere negativo da parte del capo ufficio appalti Avv. Irene Comizzoli». L’interlocutore aggiunge che «L’appalto veniva ripartito soprattutto agli amici di Osnato, Luca Bellisomo e Fulvio Formenti che attraverso varie società fra cui la Gea scrl, e la Meta Lavoro, si aggiudicavano almeno 4 lotti del valore di 240mila euro ciascuno».
Ipotesi di accuse gravi che, naturalmente, dovranno ora essere verificate dalla magistratura.

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